martedì 1 febbraio 2011

Unindustria, guai sottrarre il lavoratore alla produttività

Devo dire che fa veramente piacere leggere un articolo nel quale si parla della festa del 17 marzo, come festività che deve essere riconosciuta in quanto celebra i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Quello che fa ancora più piacere è sentire che c'è concordanza di opinioni tra l'associazione degli industriali di Bologna e i lavoratori, infatti sono i primi a riconoscere la correttezza nel voler festeggiare una ricorrenza tanto importante.
Perdonate il mio tono ironico, ma è il preambolo alle cose che adesso andrò a dire, in realtà l'ironia nasce dal fatto che per bocca del loro presidente, il problema non è la festività in sè, magari anche corretta, ma il fatto che questa festività venga pagata dagli industriali non risulta corretto.
Tra le altre cose, e qua veramente siamo al capolavoro di ipocrisia, proprio in un momento in cui la crisi morde e si intravedono timidi segnali di ripresa, vengono danneggiate aziende che dovranno lasciare a casa i lavoratori e anche retribuirli.
Questo ovviamente costa in termini di produttività e rappresenta un danno per le aziende. La cosa che trovo più comica e vorrei ricordarlo a tutti, quelli che parlano, sono gli stessi che cavalcando l'onda della crisi, ovviamente non tutti, hanno alleggerito le loro imprese ricorrendo e non sempre in maniera corretta agli ammortizzatori sociali.
Sono i medesimi che affermano che lo stato italiano non fa abbastanza per la crisi in atto, che occorrerebbe fare riforme strutturali per aumentare la competitività.
Tutte cose profondamente vere, anche critiche giuste, ma ricordiamoci che molti di loro, predicano bene e poi razzolano male, trasferendo le proprie imprese e la produzione in paesi in cui il costo del lavoro è basso e non sempre perchè qua in Italia hanno costi eccessivi, ma per aumentare i loro profitti.
Quando vedremo in loro un minimo di umiltà, anche un esaminare scelte che non sempre hanno aiutato il paese a crescere in competitività, quando avranno l'umiltà anche di riconoscere i loro errori, allora ritengo saranno in parte giustificabili articoli del genere.
Investano anche parte dei loro utili nelle proprie aziende, migliorando le infrastrutture e le tecnologie, adeguando le loro aziende, a metodologie di lavoro più moderne e non in beni tipo, ville, case, macchine, completamente indifferenti alle problematiche dei lavoratori.
Quel giorno, potrò anche ritenere lecite le loro affermazioni, oggi alla luce dei loro comportamenti, sono altri segnali fastidiosi di una cultura italiana in cui ognuno tira l'acqua al proprio mulino, indifferente ai problemi degli altri.
 

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